Come le aziende devono predisporre le misure di controllo da COVID-19
L’obiettivo del presente protocollo condiviso di regolamentazione è fornire indicazioni operative per la gestione del personale e finalizzate a incrementare, negli ambienti di lavoro, l’efficacia delle misure precauzionali di contenimento adottate per contrastare l’epidemia di COVID-19. Il COVID-19 rappresenta un rischio biologico generico, per il quale occorre adottare misure uguali per tutta la popolazione.
Il documento, tenuto conto di quanto emanato dal Ministero della Salute, contiene linee guida condivise per agevolare le imprese nell’adozione di protocolli di sicurezza anti-contagio, ovverosia Protocollo di regolamentazione per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID 19 negli ambienti di lavoro.
La prosecuzione delle attività produttive può infatti avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone che lavorano adeguati livelli di protezione. È obiettivo prioritario coniugare la prosecuzione delle attività produttive con la garanzia di condizioni di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro e delle modalità lavorative. Nell’ambito di tale obiettivo, si può prevedere anche la riduzione o la sospensione temporanea delle attività.”
In questo modo, il 14.03.2020 il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, descrive nel Protocollo Condiviso emanato gli obiettivi dello stesso e le linee guida di una politica di contenimento del COVID-19, per garantire in tempi consoni, un rientro alle attività lavorative in ambienti di lavoro che assicurino un adeguato livello di protezione ai lavoratori.
Protocollo Covid-19
Le disposizioni emanate dal Protocollo, sono state recepite in ogni azienda e diramate attraverso una procedura interna, la quale è fatta rispettare attraverso l’azione di un Comitato, il cui ruolo sarà finalizzato alla verifica dell’applicazione delle suddette disposizioni. La procedura interna, o Protocollo aziendale anti-contagio, “non avendo una rilevanza giuridica tale da poter prevedere, in caso di mancato rispetto, l’intervento degli organi di vigilanza (se non quando confermativi di misure di prevenzione disposte dalla normativa di salute e sicurezza sul lavoro – DLGS 81/08 s.m.), potranno essere comunque garantiti, nella loro realizzazione e nella loro corretta applicazione, da parte del Comitato”.
Le disposizioni emanate dal Protocollo, sono state recepite in ogni azienda e diramate attraverso una procedura interna, la quale è fatta rispettare attraverso l’azione di un Comitato, il cui ruolo sarà finalizzato alla verifica dell’applicazione delle suddette disposizioni. La procedura interna, o Protocollo aziendale anti-contagio, “non avendo una rilevanza giuridica tale da poter prevedere, in caso di mancato rispetto, l’intervento degli organi di vigilanza (se non quando confermativi di misure di prevenzione disposte dalla normativa di salute e sicurezza sul lavoro – DLGS 81/08 s.m.), potranno essere comunque garantiti, nella loro realizzazione e nella loro corretta applicazione, da parte del Comitato”.
Tra i temi fondamentali, trattati nel documento, la gestione di un aspetto critico che rientra tra quelli fondamentali per garantire e mantenere efficace la politica anti-contagio: le entrate e le uscite dai luoghi di lavoro.
Nell’ambito della gestione e del contenimento del contagio, infatti, la definizione delle aree di ingresso/uscita dei luoghi di lavoro, nonché quelle di transito, risulta fondamentale. In primo luogo, però, occorre che l’azienda adotti adeguate misure di informazione del personale, interno ed esterno, secondo le modalità ritenute più efficaci ed idonee riguardo il concretizzarsi di condizioni di pericolo contagio. Le informazioni, affissioni, annunci web o materiale informativo di altro genere, dovranno, secondo il protocollo, riguardare i seguenti temi:
– il divieto di fare ingresso, di poter permanere in azienda e l’obbligo di rimanere al proprio domicilio, quando si manifestino sintomi di influenza, temperatura oltre 37,5° o altri sintomi di infezione respiratoria (rispondenti a quanto previsto dai provvedimenti dell’Autorità che impongono di informare il medico di famiglia e l’Autorità sanitaria, rimanendo al proprio domicilio);
– il divieto di fare ingresso o di poter permanere in azienda in caso di provenienza da zone a rischio o in caso di contatto con persone risultate positive al COVID-19, nei 14 giorni precedenti, o nel caso di provenienza da zone a rischio, secondo le indicazioni dell’OMS (DL n.6 del 23/02/2020)”.
Il primo passo, dunque, è mettere al corrente il lavoratore delle procedure e le modalità di applicazione del protocollo, affinché lo stesso possa agire correttamente, tempestivamente e responsabilmente, qualora si trovasse nelle condizioni sopra elencate. Le disposizioni, non solo relative alla distanza o all’igiene personale, influenzano il settore della privacy, in quanto, solo il Datore di lavoro, o eventuali impiegati dell’ufficio del personale, possono accedere a dati sensibili, quali la temperatura corporea misurata nelle aree di accesso ai luoghi di lavoro.
“Tra le procedure da indicare dovrà essere anche previsto un documento che riporti la comunicazione effettuata dal lavoratore e le ragioni per le quali viene autorizzato a lasciare l’azienda (documento anch’esso che dovrà rispettare la disciplina della privacy, riguardando il trattamento di dati personali e che andrà ad allegarsi all’autocertificazione che la persona dovrà avere per potersi spostare dall’azienda, rispondente al nuovo modello previsto dal Ministero degli Interni, da esibire al momento dell’eventuale controllo delle forze di pubblica sicurezza). Al momento della comunicazione dovrà essere garantita la riservatezza e la dignità del lavoratore che dovrà, comunque, essere isolato e dovranno essere avvertite le Autorità sanitarie competenti e i numeri di emergenza. Inoltre, tra le informative che dovranno essere comunicate all’entrata dell’azienda non potranno mancare i richiami al rispetto della distanza minima di sicurezza, alle regole di igiene delle mani e del non toccarsi bocca, occhi, naso. A corredo di questo dovranno essere ripensati gli orari di ingresso/uscita per evitare gli assembramenti (anche nei luoghi interni, quali spazi comuni), individuando eventuali nuovi/altri accessi, nei quali sarà garantita la fruizione di presidi di detergenza”.
Fornitori e dei trasportatori
Nella categoria degli esterni vanno anche ricondotti tutti coloro che per ragioni di lavoro o personali si trovano ad avere la necessità di accedere all’azienda, non necessariamente fornitori o trasportatori.
Per ciò che concerne, invece, l’entrata e uscita dei fornitori, trasportatori ed esterni dall’azienda, nella procedura aziendale che recepisce il protocollo condiviso, dovranno essere determinate, “modalità, percorsi e tempistiche predefinite, al fine di ridurre le occasioni di contatto con il personale in presenza in azienda”.
A tal fine, si vieta l’accesso degli autisti a bordo dei mezzi di trasporto, gli accessi agli uffici aziendali, rispettando, in fase di carico e scarico, le distanze di sicurezza stabilite. Qualora ci fosse promiscuità tra personale esterno ed interno, legata alla registrazione di documenti necessari alla pratica del fornitore, oltre alla minima distanza deve essere garantita la presenza di presidi di detergenza e servizi igienici dedicati, la cui pulizia dovrà essere garantita con frequenza giornaliera. “Dovranno poi essere previste anche delle “procedure di comportamento per coloro che saranno chiamati a gestire gli accessi degli esterni (fornitori, trasportatori…) in modo da fornirgli le indicazioni e il potere di far rispettare le regole predisposte, anche in caso ci fossero resistenze o rifiuto da parte degli esterni”.
Nel caso una persona presente in azienda dovesse risultare febbricitante e/o con sintomi influenzali o di infezione delle vie respiratorie, saranno seguite le procedure di dichiarazione standard alle Autorità, prevedendo l’isolamento del soggetto e la garantendo la riservatezza, nel rispetto della privacy. Tutto il materiale informativo, inerente alla gestione delle problematiche da COVID-19, dovranno essere chiare e visibili all’ingresso e all’uscita dell’azienda, in modo da garantire le informazioni necessarie e il rispetto delle disposizioni anche ai soggetti esterni a contatto con la realtà aziendale.
Imprese in appalto
Nel caso in cui, il personale aziendale dovesse, per necessità lavorative, entrare in contatto con imprese in appalto, le quali svolgono interventi lavorativi, a differenza dei fornitori, occorre prevedere “delle specifiche, efficaci ed idonee procedure, da introdurre nel Protocollo aziendale anti-contagio”, che saranno definite secondo le attività svolte dall’appaltatore.
In linea generale, le procedure di entrata ed uscita e di permanenza nell’azienda, durante lo svolgimento del lavoro, saranno più vicine a quelle previste per il personale dell’azienda che accoglie i lavoratori in appalto, talvolta estendendo le misure già previste per gli addetti ai lavori dell’azienda ospitante, quali, ad esempio, il controllo della temperatura corporea all’entrata dell’azienda, il divieto di ingresso in azienda a personale che presenta sintomi da COVID-19.
Di fondamentale importanza, in questi casi, è il coordinamento tra i datori di lavoro delle aziende, in coerenza con i piani di sicurezza per rischi da interferenza (DUVRI), predisponendo, un allegato documentale per la gestione delle misure di prevenzione specifiche da coronavirus.
Dr. Ing. Domenico Montanino